Regolamentazione

BANCHE EUROPEE E CRYPTO: L’EBA PONE LE REGOLE SUL RISCHIO

BANCHE EUROPEE E CRYPTO: L’EBA PONE LE REGOLE SUL RISCHIO

Il 5 agosto 2025 l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato i final draft Regulatory Technical Standards, che stabiliscono come le banche dell’Unione dovranno trattare le esposizioni in crypto-asset ai fini prudenziali. È un passaggio meno rumoroso di altri sviluppi recenti, ma di grande peso: per la prima volta l’intero settore bancario europeo riceve istruzioni precise su come valutare e contenere i rischi legati agli asset digitali.

Il punto di partenza è il Capital Requirements Regulation (CRR3), che già prevede regole più severe per le attività rischiose in bilancio. Con i nuovi standard, l’EBA introduce una classificazione netta: da un lato le crypto-asset “collateralizzate”, dall’altro quelle prive di sottostante, come Bitcoin o molte altcoin. Le prime ricevono un trattamento più vicino a quello di strumenti finanziari noti; le seconde vengono invece gravate da requisiti patrimoniali elevatissimi. Il messaggio è semplice: le banche possono operare con le crypto, ma solo a condizione di immobilizzare abbastanza capitale da neutralizzare la loro volatilità.

Questa impostazione riflette una linea che l’Europa persegue da tempo. Il regolamento MiCA definisce categorie e obblighi per gli operatori, mentre gli RTS dell’EBA intervengono sul versante bancario, imponendo disciplina di rischio e coerenza con gli standard di Basilea. In questo modo si evita che l’innovazione digitale produca effetti distorsivi sul sistema finanziario. Mercati regolati e stabilità bancaria diventano due facce della stessa strategia.

Le conseguenze pratiche non tarderanno a farsi sentire. Le banche che vorranno offrire custodyintermediazione o prodotti legati alle crypto dovranno accantonare quantità di capitale tali da rendere l’attività costosa e selettiva. È probabile che questo riduca l’entusiasmo per servizi retail di massa, ma al contempo favorisca offerte più trasparenti, concentrate su asset con maggiore liquidità e conformità regolatoria. Chi riuscirà ad assorbire il costo in capitale e a sviluppare infrastrutture di risk management avanzate potrà acquisire un vantaggio competitivo, mentre gli altri saranno costretti a muoversi con cautela o a stringere partnership con operatori specializzati.

Un aspetto chiave riguarda il limite complessivo dell’1% del capitale Tier 1 sulle “altre crypto” (prive di sottostante tradizionale) ex art. 501d(2)(c) CRR3 durante il regime transitorio. È una soglia che non lascia spazio a fraintendimenti: per l’EBA queste attività devono restare marginali nei bilanci bancari, almeno fino al pieno recepimento degli standard internazionali. Nel frattempo, gli asset digitali ancorati a sottostanti tradizionali, come le stablecoin regolamentate, potranno essere integrati più agevolmente. È un filtro che non blocca l’innovazione, ma la incanala verso forme considerate più stabili e meno speculative.

Da un punto di vista politico-economico, la decisione dell’EBA segna un momento di svolta. Le autorità europee riconoscono che le crypto non possono più essere ignorate, ma scelgono di legittimarle imponendo al tempo stesso una cornice rigida di contenimento. È un approccio che risponde a due esigenze opposte: da un lato permettere alle banche di soddisfare la domanda crescente per servizi legati al digitale, dall’altro evitare che un settore ancora ritenuto immaturo si trasformi in una fonte di instabilità. In questo equilibrio si misura la volontà europea di adottare un modello di innovazione sorvegliata.

Le implicazioni di lungo periodo sono ambivalenti. Nel breve, il mercato potrebbe sembrare frenato: i costi patrimoniali renderanno difficile per molte banche esporsi oltre una soglia minima, lasciando spazio soprattutto a grandi istituti. Ma nel lungo periodo la presenza di regole chiare potrebbe aumentare la credibilità del settore, favorendo un flusso più stabile di capitali istituzionali. Un mercato meno euforico, ma più solido, potrebbe rivelarsi un passo decisivo verso l’integrazione delle crypto nel tessuto finanziario europeo.

In definitiva, la pubblicazione degli RTS dell’EBA non rappresenta una chiusura ma un punto d’ingresso controllato. Le crypto entrano nel sistema bancario dalla porta principale, ma solo dopo aver passato il filtro dei requisiti di capitale. Per il settore si apre una fase nuova, in cui la sopravvivenza non dipenderà dalla velocità di crescita, ma dalla capacità di convivere con i parametri di prudenza tipici del credito. È un compromesso che può sembrare oneroso, ma che sancisce una realtà ormai evidente: il digitale non è più un’appendice sperimentale, bensì un segmento che va regolato, incanalato e reso compatibile con la stabilità complessiva dell’Unione.