In data 11 luglio 2024, la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha approvato un provvedimento che apporta importanti modifiche alla disciplina introdotta dallo Staff Accounting Bulletin (SAB) 121, in materia di custodia di asset crittografici da parte di istituti di credito e società di intermediazione finanziaria.
Le modifiche in questione sono fondamentalmente nuove e significative esenzioni dal regime “standard” del SAB 121, il quale impone agli enti finanziari di contabilizzare gli asset crypto custoditi per conto dei clienti come passività di bilancio: si tratta, con tutta evidenza, di una disciplina molto rigida e onerosa per le banche, tant’è che è stato da più parti rimarcato come essa possa ostacolare l’innovazione nel settore delle criptovalute.
Ebbene, le nuove esenzioni introdotte permettono di non riportare le criptovalute detenute per conto dei clienti nei bilanci, a condizione che sia dimostrata, da parte delle istituzioni finanziarie interessate, una concreta capacità di gestire efficacemente i rischi associati agli asset digitali.
Queste modifiche appaiono piuttosto disallineate rispetto all’atteggiamento tradizionalista della SEC nei confronti delle criptovalute, ma questo improvviso cambio di rotta non è casuale: la decisione arriva in un contesto di crescente pressione da parte del Congresso degli Stati Uniti per rivedere il SAB 121.
Risale infatti all’8 maggio un tentativo della Camera di annullare il bollettino, con la risoluzione HJ Res. 109.
Nonostante il presidente Joe Biden, allineato con le posizioni rigide della SEC guidata da Gary Gensler, abbia posto il veto alla misura, la pressione politica resta evidente, soprattutto a pochi mesi dalle elezioni presidenziali, ed è proprio questo che ha plausibilmente spinto la Commissione a rivedere le proprie disposizioni.