Criptovalute
BTC SOTTO I 50K DOLLARI: IL CROLLO PIÙ GRAVE DAL 2022
In un periodo di forti turbolenze economiche, Bitcoin ha subito un drastico crollo, scendendo di oltre il 10% nella mattina di lunedì, per raggiungere un…
Regolamentazione
Nell’ambito dello sviluppo di un apparato normativo che contemperi efficacemente le esigenze di tutela degli investitori con l’apporto flessibile necessario per lo sviluppo dell’industria crypto, l’Unione Europea – nella specie l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) – ha confermato di voler esentare i miner di Bitcoin e i validatori di reti Proof-of-Stake (PoS) dagli obblighi di segnalazione delle operazioni sospette e degli abusi di mercato, inizialmente previsti dal regolamento Markets in Crypto-Assets (MiCA).
A chiarire i contorni della decisione è stata l’Autorità stessa, che ha pubblicato un rapporto in cui ha stabilito che miner, validatori, costruttori di transazioni e ricercatori non rientrano nella categoria delle “Persons Professionally Arranging or Executing Transactions” (PPAETs): in altre parole, non essendo classificati come intermediari finanziari, costoro non dovranno sottostare a regole pensate per chi gestisce transazioni su larga scala.
D’altro canto il ruolo dei miner di Bitcoin (per esemplificare), si limita alla validazione crittografica dei blocchi, senza alcun ruolo attivo nella negoziazione degli asset, e pertanto imporre loro l’onere del monitoraggio di abusi di mercato si rivelerebbe senz’altro eccessivo e, plausibilmente, spingerebbe molti a spostare le proprie operazioni fuori dall’Europa.
L’attenzione a non rendere l’UE meno attrattiva per il settore è, in definitva, un punto chiave.
Patrick Hansen, direttore della strategia e politica dell’UE presso Circle, ha sottolineato proprio questo aspetto, evidenziando come una regolamentazione troppo rigida avrebbe rischiato di far fuggire operatori strategici verso paesi con normative più flessibili. Il risultato? L’Europa avrebbe perso terreno in un settore che si sta rapidamente evolvendo, mentre altre giurisdizioni, meno attente alla protezione degli investitori, ne avrebbero approfittato.
L’approccio adottato dall’ESMA lascia trasparire un’idea chiara: la regolamentazione è necessaria, ma deve essere applicata con intelligenza, tenendo conto delle specificità del settore. Evitare di sovraccaricare miner e validatori con obblighi pensati per altri attori è una mossa che punta a rendere l’Europa un ambiente più favorevole per lo sviluppo di infrastrutture blockchain, senza rinunciare ai principi di trasparenza e sicurezza che da sempre caratterizzano la regolamentazione finanziaria comunitaria.
Resta ora da vedere quale sarà l’impatto di lungo termine di queste scelte. Se da un lato la decisione dell’ESMA rappresenta un segnale di apertura verso l’industria crypto, dall’altro l’evoluzione normativa nei prossimi anni sarà determinante per capire se l’UE riuscirà davvero a trovare un equilibrio tra innovazione e regolamentazione, senza perdere competitività in un settore che si muove a una velocità senza precedenti.