La giurisprudenza degli Emirati Arabi Uniti ha recentemente compiuto un significativo passo in avanti nel riconoscimento delle criptovalute come mezzo di pagamento legittimo all’interno dei contratti di lavoro.
In un caso emblematico presso il Tribunale di Primo Grado di Dubai, è stata confermata la validità dei compensi salariali in criptovaluta, segnando una svolta nella regolamentazione delle risorse digitali nel contesto occupazionale.
La vertenza ha riguardato un dipendente che ha contestato la mancata corresponsione della parte di salario prevista in EcoWatt tokens, una criptovaluta inclusa nel contratto di lavoro insieme a un compenso in valuta fiat.
Nonostante il contratto prevedesse chiaramente il pagamento in criptovaluta, il datore di lavoro non aveva onorato la clausola per un periodo di ben sei mesi.
Inizialmente, nel 2023, la Corte aveva ritenuto che, in assenza di una chiara metodologia per la conversione dei token in valuta tradizionale, non fosse possibile esigere il pagamento in criptovaluta.
Tuttavia, come anticipato, la Corte ha rivisto il suo giudizio pochi giorni fa, decretando che il pagamento in criptovaluta dovesse essere rispettato come parte integrante del contratto, senza richiedere una conversione in valuta fiat: per giungere alla decisione Il Tribunale ha fatto riferimento alla Legge sulle Transazioni Civili e al Decreto Legge Federale n. 33 del 2021, mantenendo una coerenza nell’applicazione dei principi giuridici relativi alla determinazione dei salari.
Irina Heaver, partner dello studio legale NeosLegal, ha commentato che questa sentenza evidenzia un’apertura progressiva del sistema legale emiratino verso l’integrazione delle valute digitali nell’economia reale.
Questo verdetto non solo consolida la posizione delle criptovalute all’interno del quadro legale degli Emirati Arabi Uniti, ma potrebbe anche incoraggiare una più ampia adozione di tali asset digitali nel mondo del lavoro, contribuendo alla costruzione di un ambiente economico innovativo e inclusivo.