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SOL CEDE L’8%: IL RISCHIO GEOPOLITICO ROMPE L’INERZIA BULLISH

SOL CEDE L’8%: IL RISCHIO GEOPOLITICO ROMPE L’INERZIA BULLISH

In un mercato che da settimane cercava un equilibrio precario tra attese di allentamento monetario e resilienza macroeconomica, è bastata una fiammata improvvisa — non nei tassi, ma nel prezzo del petrolio — a compromettere la traiettoria di uno degli asset più performanti del ciclo post-halving. Solana (SOL) ha ceduto oltre l’8% nella sola giornata di domenica, scivolando da $140,39 a $127,25, con un’accelerazione ribassista che ha coinciso con l’emergere di indiscrezioni poi confermate: gli Stati Uniti avrebbero colpito alcuni obiettivi strategici in Iran, innescando immediatamente timori per una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz e, con essa, una crisi energetica in grado di riaccendere lo spettro inflattivo.

Il movimento discendente è stato netto e progressivo, ma non privo di segnali tecnici rilevanti: il livello psicologico dei $130 è stato infranto in concomitanza con un picco di volumi superiore ai 4 milioni di unità nella fascia oraria tra le 13:00 e le 14:00. In quel momento, il prezzo è crollato da $133,58 a $128,82, confermando una rottura strutturale del trend rialzista che da settimane sosteneva l’azione di prezzo di SOL. Il superamento al ribasso della media mobile semplice a 200 giorni (SMA 200), posizionata intorno ai $149,54, era già stato il primo segnale d’allarme; ma l’incapacità di sostenere i rimbalzi intraday ha fatto il resto, esponendo l’asset a un potenziale deterioramento del sentiment.

La reazione del mercato non è stata isolata, ma si è inserita in un più ampio meccanismo di fuga dal rischio che ha visto aumentare nuovamente il dominio di Bitcoin (BTC) nel market cap globale — un fenomeno ricorrente in fase di crisi geopolitica o di incertezza macro. In questi contesti, gli altcoin vengono trattati come asset ad alta beta: strumenti ad alto potenziale ma anche ad altissima volatilità, e per questo i primi a essere liquidati in condizioni di stress esogeno.

L’analisi tecnica conferma il peggioramento del quadro: il grafico a 1H evidenzia la formazione di un canale discendente ben definito, con massimi e minimi decrescenti che hanno invalidato ogni tentativo di consolidamento sopra i $133,80 — livello che ora funge da resistenza dinamica chiave. La prima area di supporto credibile Ã¨ stata identificata nella zona $127,43–$125, mentre nuovi minimi intraday si sono materializzati a quota $126,85, con continui volumi in aumento sulle candele rosse.

Tra le 15:25 e le 15:27, una nuova ondata di pressione in vendita ha spinto il prezzo al di sotto dei $129,30, rafforzando l’idea di una perdita di struttura da parte del mercato. Anche i tentativi successivi di riavvicinamento all’area $130,05 sono stati respinti con forza, in un contesto dove ogni rimbalzo è stato accompagnato da un aumento anomalo dei volumi in rejection.

Gli operatori ora guardano all’area compresa tra $120 e $125 come possibile zona di accumulo, ma il contesto resta fragile e interamente dipendente dagli sviluppi macro e geopolitici. Il rischio principale non è solo legato alla prosecuzione delle ostilità, ma all’effetto a catena che l’aumento del prezzo del petrolio potrebbe innescare: un’inflazione percepita come meno transitoria, un rallentamento delle aspettative di taglio dei tassi da parte della Fed, e una compressione dell’appetito per il rischio nei segmenti ad alta esposizione come DeFi, NFT e layer-1 alternativi.

In conclusione, la caduta di Solana non è un evento isolato, ma la spia di un mercato ancora fortemente esposto ai capricci della geopolitica globale. Se il 2024 aveva segnato la riscossa degli asset digitali grazie alla convergenza tra istituzionalizzazione e ciclicità monetaria, il 2025 si apre con una verità meno comoda: senza stabilità esterna, anche le blockchain più performanti restano vulnerabili.