Criptovalute
LA TEMPESTA PERFETTA PER BITCOIN: CROLLO, RESISTENZE E PROSPETTIVE FUTURE
Negli ultimi tempi, il prezzo di Bitcoin ha subito una significativa flessione, con un ribasso del 25%, che ha sollevato interrogativi tra gli analisti e…
Regolamentazione
Fra le molte promesse rese da Donald Trump durante la sua campagna elettorale, una delle più controverse e discusse riguarda senz’altro la creazione di una riserva strategica nazionale di criptovalute per gli Stati Uniti, con il dichiarato obiettivo di rendere il paese “la capitale mondiale delle crypto”.
Ebbene, stando a quanto recentemente annunciato dal presidente stesso attraverso un post su Truth -il suo social network- tale promessa starebbe per tramutarsi in realtà, inserendosi dunque come una nuova e complessa variabile nel già articolato contesto delle politiche economico-finanziarie statunitensi.
L’inclusione di Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH), XRP, Solana (SOL) e Cardano (ADA) (le sole valute per il momento espressamente menzionate) all’interno di un portafoglio di riserve governative apre la porta a scenari rivoluzionari, sino a qualche anno fa difficilmente ipotizzabili, ma d’altro canto solleva numerosi interrogativi sulla gestione di lungo periodo e sulle possibili ripercussioni sull’equilibrio finanziario e normativo degli Stati Uniti.
Anche per questi motivi, com’è facilmente immaginabile, l’annuncio ha avuto un immediato e tangibile impatto sui mercati, con aumenti di prezzo a doppia cifra per alcune delle criptovalute coinvolte e successive turbolenze la cui portata è ancora difficile da comprendere.
Nella specie, XRP ha registrato un incremento del 40%, mentre Cardano ha visto una crescita del 70%. D’altro canto, anche Bitcoin ed Ethereum hanno beneficiato della notizia, sebbene con rialzi molto più contenuti.
Nondimeno, questa fase di entusiasmo iniziale è stata seguita da una correzione dei prezzi, che ha riportato i valori su livelli più stabili, evidenziando come le reazioni del mercato siano state principalmente speculative e prive, almeno per il momento, di un solido supporto strutturale.
Tale volatilità, sebbene tipica del settore crypto, riflette l’incertezza degli investitori rispetto alle modalità con cui questa riserva verrà effettivamente costituita e gestita.
Pertanto è corretto affermare che, nonostante l’iniziativa sia stata accolta con favore da una parte del settore, permangono ancora numerose incognite legate alle modalità di implementazione e alle conseguenze macroeconomiche di questa decisione.
Un primo aspetto critico riguarda naturalmente la volatilità degli asset coinvolti. Sebbene Bitcoin e alcune altre criptovalute abbiano ormai raggiunto una maturità di mercato sufficiente a garantirne un utilizzo più ampio, la loro inclusione in una riserva strategica nazionale potrebbe introdurre elementi di instabilità nella gestione finanziaria dello Stato: un eventuale calo del valore degli asset detenuti dal governo -da ritenersi fisiologico in un settore in fase di affermazione quale è quello delle criptovalute- potrebbe tradursi in perdite di bilancio significative, mentre, al contrario, una crescita eccessiva potrebbe alimentare pressioni inflazionistiche o speculative.
Inoltre, rimane da chiarire come queste riserve verranno acquisite e custodite. Se l’obiettivo fosse la conversione di criptovalute sequestrate in asset detenuti dallo Stato, come già ipotizzato dall’Amministrazione, l’impatto sul mercato potrebbe risultare marginale. Qualora, invece, il governo decidesse di acquistare direttamente sul mercato aperto quantità significative di Bitcoin e altre criptovalute, si potrebbe assistere a una modifica strutturale della domanda, con effetti di lungo termine sui prezzi e sulla liquidità complessiva del settore.