Criptovalute
BTC CORE 28.0: IL NUOVO UPDATE PER EFFICIENTARE LA RETE
Dopo molta attesa è stato finalmente rilasciato Bitcoin Core 28.0, un aggiornamento che introduce importanti miglioramenti in termini di prestazioni e sicurezza alla rete BTC.…
Criptovalute
Il consolidarsi, dal 2022 in avanti, di un panorama politico-economico foriero di forti tensioni tra l’Occidente e la Federazione Russa ha fatto recentemente emergere un dato di grande rilevanza per il settore crypto: la Russia, per aggirare le sanzioni occidentali imposte in seguito all’invasione dell’Ucraina, sta esplorando attivamente l’impiego di diverse criptovalute come strumento operativo per mantenere fluidità nelle transazioni finanziarie; nella specie, quelle relative al commercio petrolifero con partner strategici come Cina e India.
Nel 2024, secondo stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, il valore complessivo delle esportazioni russe di greggio ha raggiunto circa 192 miliardi di dollari, a testimonianza della centralità assoluta del petrolio per l’economia del paese. È per questo motivo che l’apparato sanzionatorio applicato da Stati Uniti e Unione Europea ha mirato anzitutto a interrompere, o quantomeno ad ostacolare, il flusso di capitali derivante da tale settore, isolando la Russia dal circuito finanziario tradizionale, con limitazioni incisive alle transazioni in dollari statunitensi e in euro, nonché alle operazioni interbancarie internazionali mediante il sistema SWIFT.
In risposta a queste restrizioni, Mosca ha avviato un processo di adattamento, contrassegnato da un crescente utilizzo delle criptovalute nei rapporti commerciali con partner strategici quali Cina e India: questo fenomeno, recentemente confermato da Reuters tramite fonti vicine ai circuiti finanziari coinvolti, indica una tendenza ancora limitata sul piano quantitativo ma altamente simbolica sul piano geopolitico.
Le criptovalute impiegate includono Bitcoin (BTC), Ethereum (ETH) e, in particolare, stablecoin ancorate al dollaro, come il Tether (USDT), che offrono maggiore stabilità nelle transazioni internazionali.
Il meccanismo operativo sottostante è sofisticato, ma non privo di rischi. Generalmente, la controparte cinese o indiana paga in yuan o rupie un intermediario locale che poi converte queste somme in criptovalute. Una volta effettuata la conversione, gli asset digitali vengono trasferiti alle aziende russe che, a loro volta, le scambiano con rubli. Questo sistema consente alle società russe, spesso collegate direttamente o indirettamente allo Stato, di evitare il circuito bancario tradizionale, sfuggendo così alle restrizioni occidentali legate a SWIFT e ai canali bancari internazionali, ampiamente controllati o influenzati da Stati Uniti ed Europa.
L’efficacia di questa strategia è testimoniata anche dall’esperienza recente di altri paesi sottoposti a sanzioni economiche e finanziarie simili, come l’Iran e il Venezuela, che negli ultimi anni hanno utilizzato criptovalute per aggirare limiti commerciali imposti dagli Stati Uniti. Tuttavia, ciò che rende peculiare il caso russo è la dimensione economica e strategica coinvolta, che, data la rilevanza della Russia nel mercato energetico mondiale, ha una portata ben superiore ai precedenti esempi storici.
In questa prospettiva, un aspetto fondamentale è rappresentato dal tipo di criptovalute utilizzate. Secondo i dati recentemente riportati, accanto a Bitcoin ed Ethereum, valute decentralizzate e volatili per loro natura, assume rilievo specifico l’utilizzo di stablecoin come Tether. Queste ultime offrono un riferimento stabile in termini valutari e limitano la volatilità dei prezzi tipica del mercato cripto, permettendo alle controparti russe di proteggersi dal rischio di cambio tra le valute locali (rupie e yuan) e il rublo russo, che negli ultimi anni ha subito forti oscillazioni.
L’adozione delle criptovalute non va tuttavia interpretata unicamente come reazione contingente alle sanzioni. Piuttosto, emerge sempre più chiaramente come parte di una strategia più ampia della Federazione Russa volta a ridurre in modo strutturale la propria dipendenza dai circuiti finanziari occidentali, in particolare dal dollaro americano. In tal senso, l’introduzione sperimentale del rublo digitale – già annunciata ufficialmente dalla Banca centrale russa e recentemente testata con il coinvolgimento delle maggiori banche del paese – conferma un progetto a lungo termine di parziale decoupling dal sistema monetario internazionale tradizionale. Questo processo potrebbe generare scenari inediti, nei quali la combinazione tra criptovalute private (come Bitcoin e stablecoin) e valute digitali di stato diventerà il nuovo standard nelle transazioni internazionali con paesi sottoposti a restrizioni finanziarie o con sistemi finanziari alternativi a quello occidentale.
Nonostante il successo attuale dell’iniziativa russa, è importante considerare che il volume delle transazioni in criptovaluta rappresenta, ad oggi, soltanto una frazione minoritaria dell’intero commercio petrolifero russo. Sebbene le cifre precise non siano pubblicamente disponibili, gli esperti stimano che tali scambi si aggirino intorno a poche decine di milioni di dollari al mese – un dato significativo, certo, ma ancora limitato rispetto alle dimensioni totali del commercio energetico nazionale.
Sul piano normativo, il tentativo russo di utilizzare le criptovalute potrebbe accelerare iniziative internazionali di regolamentazione più stringenti, specie negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, volti a impedire o limitare fortemente tale pratica. Al contempo, la resilienza mostrata dal sistema finanziario russo potrebbe stimolare altri paesi sanzionati o economicamente isolati a esplorare simili soluzioni innovative, dando vita ad un’ulteriore frammentazione del sistema economico globale.
In conclusione, il ricorso alle criptovalute da parte della Russia rappresenta un punto di svolta notevole, non tanto per la dimensione economica attuale del fenomeno, quanto per le prospettive strategiche future. In un mondo dove la valuta digitale si propone sempre più come alternativa concreta alle valute fiat tradizionali e ai sistemi di pagamento controllati dal mondo occidentale, la mossa della Russia, sebbene nata dall’urgenza contingente, potrebbe segnare un precedente destinato a modificare profondamente il paradigma stesso delle relazioni economiche internazionali. La sfida futura consisterà nel bilanciare l’innovazione tecnologica con la necessità di prevenire derive di carattere speculativo o illegale, preservando al contempo l’integrità del sistema finanziario globale.