Il movimento rialzista che, nelle ultime settimane, ha riportato Ether sopra quota 3.750 dollari non si esaurisce in una semplice oscillazione di mercato: esso configura piuttosto l’emersione di una nuova costellazione di forze convergenti, in cui confluiscono elementi tecnici, rotazioni macrofinanziarie e, soprattutto, l’adozione di strategie di tesoreria aziendale imperniate su ETH.
Non è (solo) la quantità di capitali in ingresso a segnalare il cambio di regime, ma la loro qualità. Secondo i dati CoinDesk, Ether ha guadagnato oltre il 25% in una settimana, mentre l’open interest su posizioni corte si è inspessito fino a livelli paradossali: 331 milioni di dollari rischiano la liquidazione in caso di superamento della soglia psicologica dei 4.000 dollari. Un tale volume di posizioni ribassiste, in un contesto di crescente pressione rialzista, prefigura un classico scenario da short squeeze: il meccanismo autoalimentato di liquidazioni forzate potrebbe imprimere al prezzo un’accelerazione repentina, di tipo meccanico, svincolata da ogni dato fondamentale.
Il punto, però, è che i fondamentali stanno cambiando.
L’elemento forse più sottovalutato dell’attuale dinamica è l’ingresso di un numero crescente di società quotate o semi-quotate che hanno avviato politiche di accumulo diretto di Ether nei propri bilanci. Tra queste, spiccano Bitmine Immersion Technologies e SharpLink Gaming, entrambe orientate ad acquisire fino all’1% dell’offerta circolante. È un fenomeno nuovo, per ora limitato a pochi operatori, ma dotato di una forte carica imitativa: un movimento che replica, mutatis mutandis, quanto accaduto con MicroStrategy rispetto a Bitcoin.
In parallelo, gli ETF spot su ETH stanno registrando afflussi netti ai massimi storici, con oltre 2 miliardi di dollari confluiti nel solo mese di luglio. L’approvazione attesa di strumenti ibridi con opzione di staking e l’avanzamento delle cornici normative (GeniUS Act e Clarity Act in testa) contribuiscono a rafforzare la percezione di una normalizzazione istituzionale di Ether come asset strategico.
Se le dinamiche descritte concorrono a delineare un quadro strutturale, sul fronte tattico si osservano movimenti ancor più rapidi. La dominance di Bitcoin ha registrato il calo settimanale più accentuato degli ultimi quattro anni, segnalando una rotazione di capitali verso ETH e, più in generale, verso il comparto degli L1 ad alta liquidità. In questo contesto, Ether sembra fungere da intermediario tra la narrativa BTC-centric e quella multichain: una sorta di bene rifugio 2.0, in cui converge la domanda di esposizione alternativa senza scivolare nel rischio idiosincratico degli altcoin minori.
Non sorprende, dunque, che secondo alcuni analisti (tra cui Benjamin Cowen), ETH stia “comportandosi come BTC nei precedenti cicli rialzisti”. A livello di pairings, le coppie ALT/BTC continuano a sottoperformare ETH/BTC, segnalando un’effettiva convergenza dei flussi sul secondo asset per capitalizzazione.
Tuttavia, ciò che più colpisce non è il rally in sé, ma il suo carattere composito: da una parte le dinamiche speculative, dall’altra una nuova infrastruttura di accumulo e consolidamento — meno visibile, ma più profonda. In tale scenario, i livelli tecnici contano, ma contano ancora di più le soglie simboliche: i 4.000 dollari, in questo senso, non rappresentano solo un possibile trigger per ulteriori liquidazioni, bensì un punto critico di transizione narrativa.
Se superata con volumi sostenuti, tale soglia potrebbe sancire l’inizio di una fase di riprezzamento strutturale, in cui Ether non viene più valutato solo in funzione del suo utilizzo attuale, ma anche — e soprattutto — in funzione della sua centralità crescente nelle architetture di riserva e tesoreria.
Non è escluso, infine, che questa fase anticipi l’inizio di una nuova stagionalità per ETH, nella quale la volatilità di breve convive con una crescente adesione di lungo periodo da parte di soggetti regolamentati, imprese e gestori. Se così fosse, il “melt-up” attuale potrebbe non essere un eccesso irrazionale, ma piuttosto un tentativo precoce e scoordinato del mercato di prezzare l’inizio di un nuovo regime.