Regolamentazione

CASO DOGECOIN: ELON MUSK SCAGIONATO DALLE ACCUSE DI INSIDER TRADING E MANIPOLAZIONE

CASO DOGECOIN: ELON MUSK SCAGIONATO DALLE ACCUSE DI INSIDER TRADING E MANIPOLAZIONE

In data giovedì 29 agosto, il giudice distrettuale degli Stati Uniti Alvin Hellerstein ha decretato l’archiviazione della causa federale intentata contro Elon Musk e Tesla Inc., con l’accusa di manipolazione del mercato in relazione alla criptovaluta Dogecoin.

 

L’azione legale, promossa nel giugno 2022 da un gruppo di investitori, sosteneva che Musk avesse sfruttato la sua rilevante influenza mediatica e la piattaforma Twitter per alterare il prezzo di Dogecoin, provocando gravi perdite economiche.

Gli investitori lamentavano che Musk avesse adottato comportamenti manipolativi attraverso dichiarazioni pubbliche, tweet, partecipazioni televisive su programmi come “Saturday Night Live” e anche modifiche del logo di Twitter per rappresentare il cane Shiba Inu, simbolo di Dogecoin, con il presunto scopo di gonfiare artificialmente il valore della criptovaluta.

 

I querelanti avevano richiesto un risarcimento danni per un ammontare di 258 miliardi di dollari, asserendo che Musk avesse orchestrato una manipolazione di mercato tramite dichiarazioni fuorvianti volte a influenzare i prezzi, seguite dalla vendita di Dogecoin in momenti strategici per massimizzare il profitto.

 

Tali condotte, secondo gli attori, configuravano un caso di insider trading, in violazione delle normative federali in materia di titoli.

 

In risposta, il collegio difensivo di Musk ha presentato una mozione per il rigetto della causa, sostenendo che le affermazioni contestate fossero mere espressioni di “puffery”; termine giuridico che descrive dichiarazioni volutamente esagerate o iperboliche, non intese come descrizioni fattuali e quindi non idonee a costituire un presupposto di illiceità.

 

Il giudice Hellerstein, accogliendo la mozione di archiviazione, ha stabilito che le dichiarazioni di Musk su Dogecoin erano di natura aspirazionale e non configuravano affermazioni concrete o oggettive suscettibili di verificabilità.

 

La sentenza ha indicato esempi specifici, come i tweet di Musk che si autodefiniva “CEO di Dogecoin” o dichiarava l’intenzione di “mandare un Dogecoin sulla luna” tramite un razzo SpaceX, evidenziando come tali affermazioni fossero manifestamente esagerate e non ragionevolmente interpretabili come suggerimenti di investimento affidabili da parte di un investitore prudente.

Hellerstein ha quindi ritenuto che nessun investitore razionale avrebbe potuto fondare una decisione di investimento su tali dichiarazioni.

 

Questa pronuncia giudiziale comporta implicazioni rilevanti in ambito regolatorio, soprattutto nel contesto dell’utilizzo dei social media da parte di personalità di spicco per influenzare il mercato delle criptovalute.

 

Nonostante la volatilità intrinseca di questo mercato, la sentenza di Hellerstein indica che, in mancanza di evidenze concrete di manipolazione intenzionale o di insider trading, le dichiarazioni pubbliche e le attività promozionali sui social media non configurano necessariamente una violazione della normativa in materia di titoli.

 

Tuttavia, la vicenda ha stimolato un rinnovato dibattito sulla necessità di un quadro normativo più dettagliato per la regolamentazione delle criptovalute.

Al momento, la Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti ha intensificato il monitoraggio del settore, avviando procedimenti giudiziari contro diverse piattaforme di criptovalute, come Binance e Coinbase, per presunte violazioni della legge sui titoli.

 

La sentenza favorevole a Musk potrebbe incentivare altre figure pubbliche a continuare a esprimere opinioni sulle criptovalute tramite i social media, ma al contempo solleva questioni cruciali riguardo al potenziale impatto di tali dichiarazioni sui mercati finanziari e sulla delimitazione tra libertà di espressione e manipolazione di mercato.

Diventa dunque cruciale, per il futuro della regolamentazione, individuare un equilibrio tra la tutela degli investitori e la libertà di espressione delle personalità influenti nel settore finanziario.