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BITCOIN OLTRE I 93K: RIMBALZO O INIZIO DI UN NUOVO CICLO?

BITCOIN OLTRE I 93K: RIMBALZO O INIZIO DI UN NUOVO CICLO?

Nel pomeriggio di martedì 22 aprile 2025, il prezzo di Bitcoin (BTC) ha superato la soglia dei 93.000 dollari, registrando un incremento intraday prossimo al 7% e attestandosi sui livelli più alti da inizio marzo. Il movimento rialzista, che ha coinvolto trasversalmente l’intero comparto cripto – con Ethereum (ETH), Dogecoin (DOGE) e Sui (SUI) in crescita rispettivamente dell’8%, dell’8,6% e dell’11,7% – è sintomo di una parziale distensione nei rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina, nonché di rinnovata fiducia da parte degli investitori istituzionali nei confronti degli asset rifugio, in un momento di incertezza persistente sull’orientamento della politica monetaria statunitense.

Il principale catalizzatore del movimento sembra essere stato il contenuto delle dichiarazioni rese, nel corso di un evento a porte chiuse organizzato da JPMorgan, dal Segretario al Tesoro Scott Bessent, il quale ha definito l’attuale impasse commerciale con Pechino come un “embargo di fatto”, aggiungendo che una de-escalation significativa sarebbe attesa “nel brevissimo termine”, pur senza escludere che la negoziazione di un accordo strutturale possa richiedere anni. A rafforzare il messaggio, nel corso del pomeriggio, è intervenuto lo stesso Presidente Donald Trump, che ha annunciato una “riduzione sostanziale” dei dazi statunitensi sulle importazioni cinesi, attualmente fermi al 145%, rassicurando inoltre i mercati sulla permanenza di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve, nonostante le pressioni politiche a favore di un allentamento più deciso dei tassi.

Tali affermazioni hanno attivato un rapido ribilanciamento di portafoglio da parte degli operatori, in favore di asset considerati resistenti all’inflazione e alla svalutazione monetaria: Bitcoin e oro in primis, sebbene proprio quest’ultimo abbia invertito bruscamente la tendenza, ritracciando dal suo massimo storico di 3.500 dollari fino a chiudere la sessione in calo dell’1%. Al contrario, Bitcoin ha raggiunto quota 93.400 dollari, beneficiando di un incremento nei flussi di capitale in entrata verso i fondi negoziati in borsa (ETF) su BTC quotati negli Stati Uniti. Secondo i dati di Farside Investors, soltanto nella giornata di lunedì si sono registrati afflussi netti per oltre 381 milioni di dollari, ai quali si sommano i 107 milioni di giovedì scorso, segno di un ritorno di interesse da parte dell’investitore istituzionale domestico.

Il ritorno del cosiddetto “Coinbase premium” – ovvero la differenza di prezzo positiva tra le quotazioni BTC sulla piattaforma statunitense e su altre sedi internazionali – è stato indicato da QCP Capital come ulteriore indizio della rinnovata domanda interna, con il capitale statunitense che torna a posizionarsi in modo attivo sull’asset digitale di riferimento. In parallelo, gli indici azionari statunitensi hanno chiuso la giornata in deciso recupero: +2,5% per lo S&P 500, +2,7% per il Nasdaq. L’intero rally è stato interpretato da alcuni analisti come la manifestazione simultanea di un duplice riflesso di portafoglio: da un lato, la ricerca di strumenti decorrelati e resilienti; dall’altro, l’anticipazione di un contesto monetario meno restrittivo nei mesi a venire.

Tuttavia, sotto la superficie dell’euforia di breve termine, persistono segnali tecnici e fondamentali che suggeriscono cautela. Secondo un rapporto pubblicato martedì da CryptoQuant, nonostante il movimento rialzista, l’apparente domanda netta di BTC continua a mostrare segni di debolezza: nei trenta giorni precedenti, il saldo netto tra acquisti e vendite è risultato negativo per circa 146.000 BTC, migliorando rispetto al crollo registrato a marzo, ma restando comunque in territorio contratto. Ancora più preoccupante è l’andamento del “demand momentum”, metrica proprietaria di CryptoQuant che monitora l’ingresso di nuovi investitori: l’indice ha toccato i livelli più bassi da ottobre 2024, indicando che il rally potrebbe non poggiare su fondamenta realmente espansive.

Anche la dinamica della liquidità di mercato conferma un quadro ambivalente. L’incremento della capitalizzazione di mercato di USDT (Tether), utilizzata dagli analisti come proxy per la liquidità disponibile nel comparto cripto, è stato pari a 2,9 miliardi di dollari negli ultimi due mesi, valore al di sotto della media mobile a 30 giorni. Storicamente, le fasi rialziste sostenute di Bitcoin si sono verificate in corrispondenza di espansioni di liquidità USDT superiori a 5 miliardi di dollari, soglia che – ad oggi – non è stata ancora raggiunta. Questo dato, combinato alla bassa intensità del flusso di nuovi capitali, rafforza la lettura prudenziale del movimento in corso.

Dal punto di vista tecnico, Bitcoin si trova attualmente a ridosso di una zona di resistenza chiave compresa tra 91.000 e 92.000 dollari, in corrispondenza del cosiddetto “Trader’s On-chain Realized Price”, livello che, nei contesti di mercato ribassista, ha spesso rappresentato un ostacolo alla prosecuzione del trend. Secondo l’indicatore “On-Chain Bull Score”, anch’esso elaborato da CryptoQuant, le condizioni attuali vengono classificate come ancora prevalentemente ribassiste, suggerendo che, in assenza di un’accelerazione della domanda reale o di una rottura strutturale delle resistenze, il mercato potrebbe entrare in una fase di consolidamento o registrare un pullback tecnico.

In sintesi, l’attuale impennata del prezzo di Bitcoin si colloca all’incrocio tra ottimismo geopoliticospeculazione macrofinanziaria e dinamiche di breve respiro alimentate da flussi istituzionali concentrati. Ma l’assenza di un’espansione organica della domanda sottostante e di un’infrastruttura di liquidità compatibile con i breakout storici del passato suggerisce prudenza nella lettura degli eventi. Più che un’inversione strutturale, quella attuale potrebbe rivelarsi un rimbalzo tattico all’interno di un ciclo ancora indefinito, in attesa di segnali più chiari dal versante monetario globale e dal comportamento effettivo degli operatori on-chain. In tal senso, la prossima prova sarà rappresentata dalla tenuta dei livelli appena conquistati di fronte a una normalizzazione delle attese macro: solo allora sarà possibile capire se l’oro digitale è davvero tornato ad attrarre capitale stabile, o se si tratta – ancora una volta – di un riflesso speculativo destinato a esaurirsi alla prima resistenza.