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BITCOIN A 90K: LA CORREZIONE APRE UNA ZONA DI RIEQUILIBRIO

BITCOIN A 90K: LA CORREZIONE APRE UNA ZONA DI RIEQUILIBRIO

La flessione che ha riportato Bitcoin attorno ai 90 000 $ costituisce l’episodio correttivo più ampio dell’attuale ciclo, con un drawdown di circa -26,7%, leggermente superiore a quello osservato in aprile.

In un mercato spesso raccontato attraverso oscillazioni emotive, tale movimento rischia di essere interpretato come un segnale direzionale definitivo; e tuttavia, la lettura degli indicatori on-chain restituisce un quadro più complesso, nel quale la perdita di prezzo appare principalmente come l’ultima fase di un processo di riassorbimento della leva più che come l’inizio di un deterioramento strutturale.

Uno dei segnali più citati è il Crypto Fear & Greed Index, sceso sotto il livello di 10 prima di risalire verso 15. Sebbene questo indicatore non abbia alcuna pretesa predittiva autonoma, esso tende, storicamente, a tracciare i momenti in cui il mercato raggiunge una soglia emotiva estrema, nella quale gli eccessi di ottimismo e pessimismo si neutralizzano e la struttura delle decisioni torna a concentrarsi su variabili meno distorte. A ciò si affianca il comportamento del SOPR(Spent Output Profit Ratio) dei detentori di breve periodo, sceso sotto 1 e indicativo della circostanza — rara, ma non eccezionale — in cui la maggior parte dei coin spesi viene ceduta in perdita: una condizione tipica delle fasi di capitolazione locale, nelle quali gli operatori meno capitalizzati o più sensibili allo shock preferiscono uscire piuttosto che sostenere ulteriori oscillazioni.

Il quadro è completato dal rapporto MVRV degli short-term holders, anch’esso in territorio negativo. Qui la lettura è ancora più chiara: la quasi totalità degli acquisti recenti risulta, a questi livelli, non profittevole; di conseguenza, la pressione di vendita tende fisiologicamente a ridursi, perché i soggetti interessati a liquidare hanno già liquidato, mentre chi rimane ha un orizzonte più lungo e non reagisce simmetricamente agli stimoli di breve.

È sulla base di questi elementi che alcuni analisti hanno descritto l’area dei 90 000 $ come una “close your eyes and bid opportunity”. L’espressione, volutamente paradossale, non va intesa come un invito a un acquisto meccanico, né come un’esortazione speculativa. Al contrario, essa sintetizza l’idea che, in presenza di condizioni quali vendite in perditacompressione della volatilitàespulsione della leva e sentiment estremo, il mercato si avvicini a quell’intervallo in cui gli squilibri interni tendono a riassorbirsi.

L’essenziale, in questo contesto, non è la ricerca del minimo assoluto — obiettivo illusorio — ma la constatazione che alcune variabili chiave, quando allineate, definiscono aree statisticamente più favorevoli rispetto ai punti di massima euforia che hanno preceduto la correzione.

Occorre, tuttavia, mantenere una prospettiva prudente. Le fasi di assestamento dopo un drawdown di questa entità possono durare più a lungo di quanto suggerisca l’intuizione immediata: non è raro che a un primo recupero segua una fase laterale o un ulteriore indebolimento prima di una ripresa stabile. Ciò che interessa, per un’analisi non contingente, è la collocazione di questa correzione all’interno del ciclo più ampio: episodi dell’ordine del 20–30% sono ricorrenti nei bull market avanzati e spesso rappresentano momenti di riqualifica del rischio, nei quali il mercato rimuove le componenti più fragili e recupera una struttura di partecipazione meno squilibrata.

In questa prospettiva, la rilevanza dei 90 000 $ non sta nel prezzo in sé, ma nella convergenza di segnali che lo accompagnano. L’area non è “un’opportunità” nel senso retorico del termine, bensì un punto di osservazione utile: un luogo del grafico in cui la distribuzione dei profitti e delle perdite, la volatilità realizzata e le dinamiche on-chain suggeriscono un riequilibrio fra rischio e rendimento, più simmetrico rispetto alle settimane precedenti.

Da qui non discende una direzione obbligata, ma l’idea — più sobria e verificabile — che il mercato abbia smaltito una quota rilevante delle sue fragilità di breve periodo.